Seconda parte del viaggio, il cuore dell'esperienza trasformativa.
La partenza ed il nuovo inizio: alla ricerca dell’equilibrio
La partenza equivale ad un nuovo inizio, che può essere affrontato in totale libertà o per costrizione, anche indiretta, portando alla perdita di una parte della nostra identità. Tra le cose da abbandonare c’è il vecchio sé stesso, in quanto non si torna mai come si è partiti. Il viaggiatore attua dei meccanismi di difesa dalla sofferenza del distacco, riuscendo a partire con sempre meno fatica, fino a diventare sua caratteristica, alla ricerca dell’equilibrio. Inoltre, quando si parte si attuano dei riti personali e si usano mezzi diversi, che cambiano il tipo di viaggio e di tempo necessario a muoversi.
L’inizio concreto del viaggio: i rituali del viaggiatore
Durante il transito ci spostiamo verso la nostra meta, muniti dei nostri rituali, che possono essere un saluto, una preghiera, la recitazione del mantra, un oggetto. Iniziamo ad affrontare l’ignoto ed abbiamo bisogno di appellarci a delle prassi inderogabili per sentirci sicuri e che spesso facciamo senza accorgercene o per volontà. Dal mondo sacro ci arrivano le feste prima dei viaggi, le iniziazioni, i riti per celebrare i cambiamenti della vita.
I mezzi del viaggio
Il modo in cui viaggiamo modifica la percezione del viaggio stesso e quella del tempo; il transito, ci dà uno spaccato di libertà dai nostri pensieri, simile a quello che avviene con la meditazione, e lascia la mente libera, lontano dalle abitudini e dai problemi. Uno dei compiti del viaggiatore è di osservare con attenzione ciò che si prospetta davanti e non solo vedere. L’espansione è data dal movimento e dalla direzione, che ci offrono una nuova prospettiva: la coscienza personale è il fulcro del viaggio perché ciò che io sento e percepisco, non solo vale, ma costituisce la natura del viaggio stesso.
L’esperienza del viaggio
Il viaggio è un’esperienza totalizzante che non si esaurisce con l’arrivo alla meta ma che vi inizia con l’esplorazione di una terra nuova, in cui cerchiamo di identificarci o capire come ci sentiamo in quel luogo. Osservo, ascolto e capisco come mi sento in quel luogo e con quelle persone, non con i sensi ma con la mente profonda o, meglio, con l’intuito.
L’inizio effettivo
Quando arrivo alla meta inizia effettivamente il mio viaggio, così come quando decido di fare qualcosa ed inizio, poi devo metterci impegno per perseguire il mio obiettivo. Va quindi individuato anche nella pratica perché il viaggio nello yoga è qualcosa che avete iniziato ed ho bisogno di capire cosa desidero per me.
Esperienza durante il viaggio
Durante il viaggio mi predispongo all’esplorazione ed all’esperienza in un processo di identificazione tra persona e luogo. Ci cerchiamo in ambienti diversi dagli abituali, aprendoci all’ignoto e dimenticando la fretta. Un tempo, il viaggiatore/lo straniero, veniva valutato se amico o nemico, in un periodo di attesa che avveniva fuori da mura e porte. Oggi e per noi, questo si risolve in adempimenti burocratici ma l’attesa è identificativa delle intenzioni. Dunque, quello che facciamo è parlare con i locali e raccontarci in un importante scambio culturale di crescita reciproca. Dimentichiamo il tempo e la fretta, proviamo cose nuove, rispettiamo le usanze del luogo, cerchiamo di parlare coi locali e cerchiamo mete diverse dalle note.
Leggi
l'inizio del viaggio e la
parte conclusiva.